La grotta si trova sotto la sommità di Monte Lupone, sui Monti Lepini, a quota 1277 metri, sul versante di Cori. Il suo nome deriva dal sardo e significa “il buco”

di Patrizia Carucci

Nel settore nord-occidentale della catena dei Lepini, la cima di Monte Lupone domina, con i suoi 1378 metri, da un lato la valle di Montelanico e dall’altro i paesi di Cori e Norma. Per salire sulla sua vetta ci sono diversi sentieri (da Cori, da Rocca Massima, da Segni e da Norma) tutti abbastanza lunghi, ma si ritiene che il più comodo per arrivare sulla cima sia quello che parte da Campo di Segni.

Gli speleologi si sono sempre chiesti perché Monte Lupone, pur essendo geologicamente simile ai monti Semprevisa, Gemma ed Erdigheta, fosse, invece, privo di grotte di una certa importanza. Sono segnalate infatti sui suoi versanti solo alcune cavità presso il comune di Cori e qualche pozzo presso le “fosse di Cori”, ma tutte di modesta entità. La risposta poteva essere nella difficoltà di rinvenire grotte accessibili e facilmente raggiungibili.

La scoperta

Così nei primi anni 2000 un gruppo di speleologi inizia a esplorare i versanti di Monte Lupone. Nel 2004 Katiuscia Lops, una neoiscritta al corso di speleologia, con un colpo di fortuna classico dei neofiti, individua una feritoia nel terreno grazie ad un notevole spiffero d’aria proveniente dalla stessa. Questa si presentava, prima dei lavori di disostruzione, come una fessura soffiante a cui la scopritrice dà il nome “Su Stampu”.

Dove si trova

Questa grotta si trova sotto la sommità di Monte Lupone a quota 1277 metri, sul versante di Cori. Vi si arriva scendendo dalla cima e seguendo il sentiero che porta verso la selva di Cori per circa 80 metri. Sta sotto il sentiero stesso, tra i faggi all’interno di una evidente depressione. Su Stampu inizia con un condotto in discesa che immette nella grotta formata da 4 sale parzialmente sovrapposte.

L’altra dolina soffiante: il “Trono degli dei”

Alcuni metri sopra Su Stampu c’è una dolina, anch’essa soffiante, battezzata “Trono degli dei” profonda 6 metri. Le due cavità sono comunicanti tra loro tramite una strettoia “a pavesino” impraticabile. L’interesse delle due grotte è dato dal fatto che ci potrebbe essere la possibilità di un ricongiungimento profondo con le sorgenti di Ninfa.

P.s. Grazie ad Aldo Campagna e a Nicola Cecchi che, rispettivamente, mi hanno fornito la foto e gli articoli informativi per la stesura del post.

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