Il cammino dell’Alta Via sui Monti Lepini sul sentiero che passa per Rocca Massima, la Sella di Mezzavalle, l’altopiano di Santa Serena e Gorga
di Emanuele Vicalvi
Vi racconto i miei quattro giorni di cammino sui Monti Lepini, percorso piuttosto simile all’Alta Via ufficiale, ma con delle modifiche per renderla a me più appetibile. Ecco le tappe che ho percorso tra il 4 aprile e il 7 aprile.
Prima tappa: Rocca Massima – Sella di Mezzavalle
Seconda tappa: Sella di Mezzavalle – Altopiano di Santa Serena
Terza tappa: Altopiano di Santa Serena – Gorga
PRIMO GIORNO: 19 km, dislivello totale positivo 1250 m, negativo 700 m
Partito da Rocca Massima, sono salito sul Monte Lupone. Scendendo poi sul versante sud nella faggeta, ho percorso la Costa delle Tombelle, per arrivare al Volubro. Da lì ho continuato per la Valle delle Gotte ma, giunto al bivio che sale sulla cresta del Perentile, ho continuato dritto sul fondovalle anziché salire, per sbucare direttamente (o quasi) alla sorgente del Rapiglio, dove ho caricato le borracce. In questo tratto il sentiero è vagamente segnato da vecchie fascette di platica rossa e bianca. Da lì ho risalito il Fianco dell’Ardicara, per accamparmi letteralmente a bordo panchina sulla Sella di Mezzavalle (1320 m).
SECONDO GIORNO: 19 km, dislivello totale positivo 670 m, negativo 910 m
Ripartito dalla Sella di Mezzavalle, sono salito rapidamente al Semprevisa, per poi percorrerne la cresta verso l’Erdigheta. Poco prima di Monte la Croce, ho deviato per rifornirmi d’acqua alla splendida Fonte del Sambuco. Da lì sono risalito in cresta, e continuato fino al Monte Pizzone. Sono poi sceso nei prati dell’Erdigheta, fino a Pian della Faggeta, da dove ho raggiunto la Carpinetana. Camminando 1 km circa sull’asfalto, ho imboccato il sentiero per l’Acqua del Carpino, dove ho riempito di nuovo le borracce, e proseguito poi quasi fino alla Piana di Santa Serena (mi sono accampato in realtà un 3km circa prima della piana, per evitare di passare la notte al freddo per inversione termica).
TERZO GIORNO: 16 km, dislivello totale positivo 430 m, negativo 770 m
Dall’accampamento, sono arrivato in mezz’ora alla piana di Santa Serena, o Piani della Croce, per chiamarli col loro vero nome. Da lì sono salito verso il Malaina, per poi prendere il bivio che conduce verso Gorga. Al bivio con lo Sperone Maraoni, poco prima di uscire dal bosco, ho preso l’acqua dalla sorgente sul sentiero. Ho continuato verso il Maraoni per passare nella Piana del Lontro, per poi proseguire per i Prati della Valle, e fermarmi al rifugio Canai. Ho deciso di pernottare lì perché quel luogo mi piace tantissimo. La mattina sono sceso fino al paese di Gorga passando per Fonte San Marino (o meglio, Fontanile Canai). Ma tutto ciò è fattibile anche senza pernottamento al rifugio.
La mia Alta Via dei Monti Lepini
Per amore dell’avventura, ho deciso in assoluto di non usare il GPS, e di andare soltanto con mappa, bussola e altimetro (molto più divertente e stimolante). Lo zaino pesava 20 kg all’inizio del primo giorno, inclusi 2 litri d’acqua e cibo per 3-4 giorni. Ovviamente il peso diminuiva man mano che “me magnavo tutto”. Il primo giorno, con soste incluse, ho camminato dieci ore, perché le forti salite e la stanchezza mi rallentavano non poco.
Accampamenti
Accampamenti: prima notte alla Sella di Mezzavalle (1320 m) – seconda notte nel tratto piano di sentiero 724 che corre a nordovest ad ovest della Cima Caprarella, dopo la località Rave delle Ferie a mezza costa (1030 m circa), in un bellissimo bosco di abeti, misto a faggio e quercia – terza notte al rifugio Canai sopra il Fontanile omonimo (1180 m);
Condizioni meteo
Il primo giorno è partito col sole, per poi peggiorare nel pomeriggio mentre percorrevo le Tombelle e la Valle delle Gotte. Un po’ di pioggia, e nebbia. Il secondo giorno è stato completamente nuvoloso, con qualche sprazzo di sereno a fine giornata, ma senza pioggia. Il terzo giorno è stato ventoso, nebbioso, piovoso, e tutto il peggio, da mattina a sera! In ogni caso, anche se c’era il sole, faceva freddino, ed era difficile stare fermi a mangiare all’aperto. O si camminava per stare caldi, o ci si imbacuccava nel sacco a pelo.
Il terzo giorno i Piani della Croce sembravano la Scozia, e sono stato costretto a passare tutta la mattina nella Capanna Maguccio (che è davvero figa tra l’altro). Alla fine quando le condizioni non miglioravano, mi sono deciso ad avventurarmi, e come sono salito verso il Malaina, il vento è diminuito, e anche la pioggia. La nebbia è rimasta. Avrei voluto lasciare lo zaino alla Capanna per fare rapidamente l’anello del Monte Gemma, ma ho dovuto abbandonare l’idea perché le condizioni erano davvero pessime, e le nuvole stavano praticamente a 1 metro di altezza dal suolo.
Rifornimento d’acqua
Il primo giorno si parte carichi di acqua da Rocca Massima, e ci si rifornisce alla Sorgente del Rapiglio prima di imboccare la valle dell’Ardicara. Il secondo giorno potrebbe essere completato senza scorte d’acqua, poiché si incontrano cinque sorgenti. Poco dopo il Semprevisa c’è l’acqua del Sambuco. Poi, scesi a Pian della Faggeta, c’è l’Acquicciola a bordo sentiero. Una volta giunti sulla Carpinetana, in località “Occhio di Bue”, c’è un’altra fontana. Imboccato poi il sentiero per l’acqua del Carpino, si trova un’altro fontanile con abbeveratoio, per poi giungere all’Acqua del Carpino stessa, dove si può fare una bella scorta per la notte la mattina seguente.
Il terzo giorno ci si rifornisce alla fonte Santa Serena, poi alla sorgente che sgorga lungo il sentiero 717 (poco prima di arrivare al pianoro con recinto di pietra dove il sentiero continua a sinistra per scendere a Gorga, o dritto per salire al Maraoni). Infine, c’è il fontanile Canai. Ovviamente bisogna considerare che in caso di siccità e in estate, molte di queste fonti potrebbero non essere attive. Il terzo giorno è stato pessimo dal punto di vista del meteo.
Le parole chiave
Primo giorno – monumentalità e avventura; monumentalità perché si incontrano tantissimi alberi secolari, faggi e cerri in particolare. Avventura perché la Costa delle Tombelle e la Valle delle Gotte erano zone per me inesplorate, con poca segnaletica, in cui le capacità di orientamento sono state fondamentali. Secondo giorno: distensione e raccoglimento. Distensione perché il sentiero è soprattutto discesa, e quindi non si fatica troppo. Raccoglimento perché i panorami, i boschi, e la non troppa fatica fisica permettono di riflettere e pensare.
Terzo giorno: familiarità e timore. Familiarità perché quella è la zona che più ho battuto sui Lepini, quindi andavo alla grande senza la minima difficoltà di orientamento, nonostante il cattivo meteo. Timore perché le condizioni ai Piani della Croce facevano paura, e temevo di dover rimanere bloccato lì tutto il giorno.
Considerazioni sul sentiero e altro
Il tratto che conduce da Pian della Faggeta alla Carpinetana è un po’ abbandonato. Sulla mappa sembra segnato come mulattiera, che in effetti è vero all’inizio ma poi o scompare del tutto, oppure mi sono perso io. Sta di fatto che mi sono trovato a scendere per una traccia sassosissima tra lecci e ginepri che bloccavano la strada, in un percorso non facile con lo zaino pesante. Alla fine però sono arrivato dove dovevo arrivare. Penso di aver detto tutto! Ora godetevi le foto, e qualsiasi domanda, chiedere pure!!!
PS: Ringrazio sentitamente Anna Corsi che mi ha gentilmente dato un passaggio da Gorga fino a Rocca Massima, cosicché potessi riprendere la mia automobile!